Chiusa di Casalecchio

La chiusa di Casalecchio è la più famosa e forse più importante opera di sbarramento fluviale realizzata prima del secolo scorso. La sua solidità è dovuta al fatto che ha le fondamenta nel galestro, roccia argillosa resistentissima se non viene esposta all’aria e alle intemperie. Il primo tratto di canale che corre, pensile, a fianco del fiume, è scavato nella roccia e il muraglione che apparentemente lo sostiene serve solo da protezione. La struttura supera i 150 metri di lunghezza; nell’estremità destra c’è il boccaccio che alimenta il canale. I paraporti hanno una doppia funzione: oltre a restituire l’acqua in eccesso al fiume, servono ad eliminare i depositi di sabbia e ghiaia dal fondo.

A Casalecchio di Reno esistevano già dai primi del XII secolo delle ‘pescaie’ o ‘steccaie’, primi rudimentali sbarramenti in legno atti ad aumentare la profondità dell’acqua e favorire la pesca. Una prima chiusa documentata in zona fu fatta da un gruppo di privati detti Ramisani, con l’intento di fornire energia ai mulini da grano. Nel 1208 essi vendettero al Comune il diritto di utilizzare l’acqua in eccedenza.

La chiusa di Casalecchio è stata ricostruita più volte a causa delle numerose piene del Reno che continuavano a distruggerla. A valle della struttura tuttora utilizzata e risalente al XVI secolo, si notano i resti della vecchia chiusa in pietra dei primi del trecento. Una piena di proporzioni colossali e quella del 1893: distrusse 50 metri di muro della chiusa, impedendo all’acqua di giungere al canale e mettendo la città in ginocchio.

Agli inizi del Novecento Casalecchio di Reno si trasformò in località balneare e anche oggi il suo lido è molto frequentato.