Acquedotto Romano

L’acquedotto romano di Bologna non è famoso proprio per il fatto che è sotterraneo e quindi invisibile, a differenza dei classici imponenti acquedotti di epoca romana ad arcate sopraelevate. Ma sarebbe stato impossibile realizzarlo in quel modo perché in 18 chilometri di lunghezza da Sasso Marconi a Bologna registra un dislivello di soli 18 metri, oltre al fatto che doveva attraversare una serie di contrafforti geologicamente instabili. L’unico tratto visitabile si trova in zona Rio Conco, a Sasso Marconi. Perché così lontani da Bologna? Perché i romani preferirono prelevare le acque dal lontano Setta piuttosto che dal contiguo Reno, per via della loro migliore qualità.

L’antico speco è stato costruito da squadre contrapposte di sterratori che procedevano, schiena contro schiena, fino a congiungersi con le altre… e chiaramente capitavano errori di direzione sia in orizzontale che in verticale. Ma uno dei più grandi tormenti archeologici di sempre è la costanza della pendenza: appeno lo 0,1%. Nel tunnel sotterraneo si incontrano pozzi e cunicoli per la ventilazione ogni 150-200 metri.

Il punto più in profondità rispetto al terreno soprastante è a -200 metri in località Osservanza, alle porte di Bologna. A inizio ‘700 è stata scoperta una scala di accesso dal parco di Villa Ghigi che raggiunge il cunicolo 65 metri sotto al piano di campagna per mezzo di 327 scalini.

A Rio Conco c’è un tratto di cunicolo con sezione ristretta da concrezioni calcaree e ferrose e poi segue un tratto fasciato in camicia laterizia durante le ricostruzioni ottocentesche. L’acqua ha lasciato sulle pareti numerosi segni di livello che vanno dai 90 cm. al metro e mezzo.

A partire dall’Alto medioevo l’acquedotto romano non fu più utilizzato. Privato della manutenzione si ostruì in diversi punti e in città si ripristinò l’utilizzo di pozzi e cisterne e il cunicolo cadde nell’oblio fino alla metà del XVIII secolo.

E’ tuttora utilizzato come acquedotto ma le acque dal setta scorrono all’interno di moderne tubature.